In occasione del Torneo 6 Nazioni di rugby la Federazione Italiana Rugby ha attivato varie iniziative con l’obiettivo di un più profondo coinvolgimento culturale dei giovani studenti. Tra queste un concorso letterario al quale ciascun Istituto Scolastico ha potuto partecipare, inviando il miglior elaborato svolto sul tema “Il coraggio e la lealtà: i valori del rugby al femminile”.
Il concorso, bandito in collaborazione con il MIUR, il CONI e i Campionati Studenteschi, ha visto la partecipazione di Giuseppe Vulduraro (III Liceo Scientifico) e con grande gioia e orgoglio vi comunichiamo che il suo elaborato è stato giudicato tra i migliori.
Il “nostro” Giuseppe potrà così vivere un’esperienza unica partecipando al cerimoniale pre partita di Italia-Francia in programma il prossimo sabato 11 marzo p.v. cantando l’Inno Nazionale in campo insieme agli Azzurri.
Il Presidente e il CdA della Fondazione Cristo Re desiderano esprimere gratitudine e sincere congratulazioni a Giuseppe Vulduraro per il riconoscimento ottenuto con l’augurio che questo premio improntato al coraggio, alla lealtà e alle capacità di arrivare fino in fondo tipiche del rugby, possa ispirare un sano percorso di crescita personale e di importanti traguardi professionali.
Il Coraggio e la Lealtà, i valori del rugby al femminile
Un detto popolare inglese afferma che “il rugby è uno sport da villani giocato da gentiluomini”. Quest’espressione sintetizza in maniera efficace ciò che è il rugby: è uno sport di contatto, il cui regolamento prevede un certo livello di violenza fisica e restrizioni e penalità severe che, limitando la violenza e le azioni scorrette, proteggono i giocatori. Si ritiene che il rugby rappresenti il “fair play” sportivo perché è molto importante il rispetto delle regole e la correttezza. Lo spirito del rugby è la socialità, intesa come senso di appartenenza alla squadra. È uno sport che può essere praticato da tutti e ciascuno concorre sulla base delle proprie qualità e capacità, che quasi mai sono tutte possedute da un unico giocatore; si richiedono forza, velocità, resistenza, agilità, astuzia, tecnica e valori come impegno, spirito di sacrificio, coraggio, amicizia, altruismo e generosità. Questo spirito emerge anche durante il cosiddetto “terzo tempo”, quando vincitori, vinti, arbitri e dirigenti si riuniscono per mangiare e bere un boccale di birra. Lo stesso clima di rispetto si estende anche alla tifoseria, che a fine partita si riunisce per festeggiare il terzo tempo. Per queste sue caratteristiche al rugby viene riconosciuto un importante ruolo sociale ed educativo, soprattutto per i giovani, ai quali viene proposto un modello positivo di crescita, in grado di contrastare anche il bullismo; più in generale propone modelli di cooperazione e di comportamento utili a diversi settori della società e perfino alle realtà aziendali.
Ciò spiega perché negli ultimi anni questo sport sia in grande ascesa, anche in Italia, dove il rugby femminile incontra molto successo per numero di praticanti, club e risultati sportivi a livello internazionale. Si è così superato il pregiudizio, diffuso negli anni passati, secondo il quale il rugby fosse uno sport prettamente maschile perché basato sull’uso della forza fisica. Non solo le donne hanno dimostrato di poter praticare perfettamente tale sport, ma anche di apprezzarlo per i suoi valori e la sua etica. Nel rugby maschile e femminile questi valori sono gli stessi, ciò che cambia è l’identità e l’approccio al gioco. Negli anni le donne che praticano il rugby hanno capito che non devono imitare il gioco degli uomini e identificare il rugby con la potenza, ma portare in esso i valori della pratica sportiva al femminile; tra questi spiccano lo spirito di appartenenza, il coraggio, la lealtà, l’impegno, il rispetto delle regole, delle compagne e delle avversarie. In campo le donne mostrano grande autodisciplina, professionalità, hanno molta voglia di imparare e mettere in pratica, si impegnano al massimo, hanno coraggio, lealtà e capacità di arrivare fino in fondo, accettano con umiltà i richiami e le sconfitte e ne fanno un motivo di miglioramento. La loro più grande risorsa è indubbiamente lo spirito di squadra: come giocatrici nascono, si formano e crescono all’interno dello stesso club, i cambi sono rari.
Molte di queste donne lavorano o studiano, si impegnano spesso in tornei di solidarietà per la raccolta di fondi di beneficenza. In una di queste occasioni una rugbista ha detto che il rugby piace perché riflette la lotta che anima la vita: andare avanti guardando indietro, sapendo che l’avanzare è reso possibile dal lavoro di chi ti sta intorno, che se cadi ti devi rialzare e il gioco non si ferma per te, che devi combattere con forza e coraggio e non arrenderti mai fino alla fine.
III Liceo Scientifico